Day 2 - si parte
Ho percorso il Giro del Monviso già 5 volte (anche per lavoro), ma quest’anno è stata la prima dove i miei compagni d’avventura non avevano alcuna esperienza di montagna, quindi provo a raccontarvi un trekking di 4 giorni con gli occhi di chi scopre tutto per la prima volta. [Per comodità li chiamerò G&D]
Siamo partiti in una calda giornata di fine agosto da Castello di Pontechianale.
Il primo giorno è il più faticoso, bisogna percorre oltre 1000 metri di dislivello e circa 12km, il sentiero che ne primo tratto è una mulattiera, parte subito ripido e complice il sole ci fermiamo diverse volte a bere e riposarci.
Per chi non è abituato a camminare in montagna lo zaino diventa presto il maggior nemico 🙂 , le spalle iniziano a far male e, il peso che la sera prima a casa ti sembrava poco, diventa un macigno.
Superato il meraviglioso e austero vallone delle Giargiatte, finalmente si scorge in lontananza la nostra meta, il Rifugio Sella… dopo un attimo di euforia gli ultimi 2km si rivelano difficili, non tanto fisicamente, quanto mentalmente ma arrivati in rifugio, vedo nei loro occhi la soddisfazione di avercela fatta.
Mi chiedono se tutti i giorni sarà cosi e li rassicuro più volte. Al Sella si respira quell’aria di vero rifugio alpino, frequentato (specialmente la sera) da alpinisti che tentano la vetta al Monviso ed escursionisti esperti. In G&D l’adrenalina e l’atmosfera del rifugio ha preso il sopravvento sulla stanchezza, quindi usciamo anche a fare die foto alla notte stellata, ma alle 22 tutti a nanna!.
La nostra meta è il Rifugio Giacoletti, la tappa è breve e semplice, ma le previsioni danno un rapido peggioramento del tempo. Decidiamo quindi di partire presto, sotto un cielo ancora sgombro di nubi, che ben presto lascia spazio alle nuvole.
Calcoliamo però bene i tempi e la pioggia arriva giusto 10 minuti dopo il nostro arrivo.
G&D sono sorpresi del fatto che lo zaino oggi si senta meno, però lamentano qualche piccolo fastidio fisico dato dalla fatica del giorno prima, ma quest’oggi abbiamo tutto il pomeriggio per recuperare.
Al Giacoletti ci si sente più in famiglia e complice il tempo brutto siamo in pochi in rifugio… si fanno cosī quattro chiacchere con uno sguardo a giorno dopo dove le previsioni indicano temporali e c’è da affrontare la parte più tecnica del Giro, il Sentiero del Postino.
Piove. G&D ormai ormai sono a loro agio fra le camerate dei rifugi e lo zaino pesante e anche i fastidi fisici sono quasi del tutto spariti. Affrontano il “temuto” Sentiero del Postino con agilità, divertendosi anche nei piccoli tratti con le corde fisse.
Sono sempre stato in dubbio se consigliare questo tratto ad un principiante, ma ritengo che con una persona a fianco che gli dia un paio di istruzioni si può affrontare in sicurezza e divertendosi anche. [Attenzione: discorso diverso ad inizio stagione con la neve!!!]
Si affronta la tappa con più storia del Giro, si passa dalle casermette della seconda Guerra Mondiale al famoso Buco di Viso che ci porta in Francia. Qui fortunatamente il tempo è migliore e in breve arriviamo al Refuge du Viso, dove abbiamo un’altro pomeriggio di relax.
Nonostante la pioggia incessante il rifugio si riempe e facciamo amicizia con due ragazzi olandesi… uno dei poteri della montagna: dopo 10 minuti sei amico di tutti!
Dopo un’ottima cena (si anche in Francia abbiamo mangiato bene) andiamo a letto fiduciosi che l’ultimo giorno sia nuovamente con il bel tempo.
Ore 6.30 due tuoni e dopo pochi minuti inizia a nevicare; continua per un paio d’ore poi esce il sole. Partiamo, c’è vento e fa freddo, ci vestiamo con tutto quello che abbiamo… chi l’avrebbe detto 3 giorni prima con 28 gradi! L’atmosfera è magica, il bianco della neve in contrasto con l’erba verde.
L’ultima tappa è lunga, ma c’è una sola salita che ci porta al Passo Vallanta e nuovamente in Italia. A tratti nevica e a tratti esce il sole; fortunatamente camminando ci si scalda.
Iniziata la discesa non si sente tanto la fatica di un lungo cammino, quanto quel senso di malinconia che tutto stia per finire.
Arrivati a Castello la soddisfazione in G&D è tanta: 4 giorni, 65km e circa 3000m di dislivello per chi è alle prime esperienze è un ottimo traguardo.
In questi 4 giorni abbiamo trovato 4 stagioni, il sole estivo del primo giorno, la variabilità primaverile del secondo, la pioggia autunnale del terzo e la neve invernale del quarto.
Una prova di quanto la montagna sia bella e imprevedibile dove è necessario organizzarsi al meglio per non trovarsi impreparati.
Penso che il Giro del Monviso sia uno dei trekking alpini più alla portata di tutti e il giusto modo per entrare con decisione in questo mondo. Le difficoltà tecniche si limitano ad un brevissimo tratto (che volendo si può evitare) e facendolo in 4 giorni è fattibile anche a chi non è troppo allenato.
E’ fattibile senza guida, ma solo se almeno un componente del gruppo ha già una buona esperienza di montagna, specialmente per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione degli imprevisti, tipo maltempo e malesseri o inconvenienti come problemi di attrezzatura.